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Nevi e melanoma

La Dermatologia > Dermatologia chirurgica

Innanzitutto trattando questo vasto e delicato argomento è necessario introdurre un po’ di terminologia corretta.

Quelli che comunemente si chiamano nei in realtà si dovrebbero chiamare nevi, ovverosia tumori benigni della pelle costituiti da cellule cosiddette “neviche” e che possono essere pigmentati (scuri) o non pigmentati (colore della pelle). Per estensione si può parlare di nei quando si intende ogni lesione cutanea che si evidenzia sulla pelle, e quindi possono essere chiamati volgarmente nei anche gli angiomi o le verruche o altro, magari anche lesioni della pelle che hanno caratteristiche maligne. Quelli che prenderemo in considerazione oggi invece sono i nevi.

Esiste una classificazione particolare dei nevi, che li distingue in pigmentati e non pigmentati, e poi a seconda della profondità raggiunta nella pelle si parla di nevi giunzionali (localizzati nella parte più superficiale della pelle, l'epidermide), i dermici (situati nel derma, più profondo) e i composti (a cavallo della delimitazione tra epidermide e derma). Oltre a questi, che sono i nevi più comuni, si trovano numerosi altri tipi di nevi, fondamentalmente identificati, a seconda delle caratteristiche morfologiche e della sede, dal dermatologo che per primo li ha descritti e standardizzati; si parla quindi di Nevo di Miescher o di Nevo di Unna, o di Nevo di Clark o altri per intendere formazioni neviche comunque di aspetto diverso ma sempre benigni e non pericolosi. Perché è importante che si faccia periodicamente un controllo dei nevi ? Perché non tutti sono nevi, innanzitutto; e poi perché alcune lesioni possono, anche se ancora non lo sono, degenerare verso il vero spauracchio del dermatologo, il melanoma. Questo evento in realtà è abbastanza raro, insorgendo nella maggior parte dei casi il melanoma già in quanto tale.

Una efficace campagna di prevenzione del melanoma, di qualche anno orsono, aveva lanciato uno slogan molto valido: la famosa regola dell'ABCDE. Secondo questa regola bisognava osservare, e considerare parametri di rischio, i seguenti aspetti di un nevo:

Asimmetria della lesione

Bordi, irregolari

Colore, più scuro

Dimensioni, solitamente superiori a 5 mm.

Evoluzione, considerando più a rischio i nevi ad insorgenza recente e che cambiano in breve tempo aspetto.

Questa semplice regoletta può far si che chiunque, da solo, possa mettersi sull'allerta e decidere di rivolgersi ad un dermatologo per confermare che si tratti di un tranquillo nevo piuttosto che un terribile melanoma

Il Melanoma è purtroppo un tumore maligno della pelle, molto pericoloso e con prognosi spesso terrificanti, con alte possibilità di diffusione a distanza (metastasi) anche in breve tempo; non esiste terapia medica, se non palliativa e comunque solo di prevenzione della metastatizzazione dopo l'intervento; l'unico trattamento veramente efficace è infatti l'asportazione chirurgica, che deve essere praticata precocemente e in maniera sufficientemente ampia. Per questo motivo è ormai risaputo che, ben lungi dall’essere pericoloso asportare i nevi, è invece proprio affidata a questa metodica, volta a rimuovere ogni nevo che desti il minimo sospetto, l’aumento di rilievi di melanomi in fase iniziale (cosiddetta radiale) e che quindi non hanno ancora fatto a tempo a fare danni. Una volta invece si riteneva pericoloso intervenire chirurgicamente sui nevi, e quindi gli interventi su melanomi ormai avanzati, e quindi mortali da lì a poco, non facevano che confortare il parere popolare che dice “Meglio non toccare i nei, perché poco dopo si muore".


La classificazione, anche qui, è legata ad un criterio di profondità della lesione nella pelle; in questo caso però la distinzione non è accademica, come nel caso dei nevi, bensì da essa dipende la prognosi, fausta o infausta, per il paziente. Il melanoma cresce dapprima in larghezza, configurando quella che comunemente si chiama fase radiale: questo accrescimento si svolge all’interno dell’epidermide, strato della pelle non raggiunto da vasi sanguigni e perciò senza possibilità di diffusione a distanza delle cellule tumorali. In un tempo variabile da caso a caso il melanoma si approfondisce nel derma, strato più profondo, e maggiore è la profondità raggiunta più probabile e veloce è la comparsa di metastasi a distanza. Questo parametro è ben indicato nei due indici prognostici principali del melanoma, l’indice di Clark (profondità raggiunta in relazione allo spessore degli strati della zona interessata, e quindi variabile da sede a sede) e quello di Breslow (che invece si affida alla misurazione tout-court della profondità raggiunta in millimetri).

Tanto per dare una idea degli indici prognostici, un indice di Breslow inferiore a 0,76 (mm.) garantisce la sopravvivenza a 5 anni nel 96 % dei casi, e spesso la guarigione chirurgica (intendendo quindi la sicura guarigione una volta levato il melanoma) mentre un indice compreso tra 2,5 e 3,9 non arriva al 66 % dei casi sopravvissuti a 5 anni.

D.: Il melanoma fa paura, e se li guardo tutti i nei potrebbero essere melanomi. Come posso difendermi ?

R.: Il melanoma non va temuto, ma rispettato. L'autoesaminazione, condotta in buona luce e nudi davanti a uno specchio, almeno due volte all'anno, può essere sufficiente ad identificare nuove lesioni della pelle, perchè bisogna ridordarsi che il melanoma "si vede" quando esce. E il dermatologo, dotato di esperienza, può aiutare a risolvere i dubbi.

D.:  Se mi viene proposta l'asportazione di un nevo, devo accettare ?

R.:  Assolutamente si, perchè l'asportazione viene proposta da un dermatologo quando, in base all'esperienza personale e alle caratteristiche cliniche, non è possibile escludere la presenza di un melanoma; il che non vuole ovviamente dire che tutto ciò che si leva sia un melanoma, ma semplicemente che non è possibile, senza l'asportazione e il conseguente esame istologico, dire che sicuramente è un nevo.

D.:  E' vero che "se un neo viene traumatizzato diventa un melanoma" ?

R.:  No, la degenerazione dei nevi in melanoma, già di per se molto rara, non si deve a questo tipo di evento. E però vero che un nevo traumatizzato, che giunga per la prima volta all'osservazione di un dermatologo, probabilmente non garantirà quelle caratteristiche cliniche necessarie a fare diagnosi clinica di tranquillità assoluta, avendo spesso aspetti di ulcerazione o sanguinamento.

D.:  I nevi si possono asportare anche se non giudicati pericolosi ?

R.:  Si, i nevi si possono asportare senza alcun rischio, se lo si fa in maniera integrale, anche solo per motivi estetici; non è quindi corretto distruggere un nevo pigmentato (scuro) mediante il laser o altre tecniche demoliive, ma deve essere asportato per intero mediante tecnica di chirurgia tradizionale (con sutura della ferita), perchè solo questo tipo di trattamento consente la conferma mediante l'esame istologico. Casi particolari, in cui per motivi di dimensione può essere consigliata una tecnica demolitiva, devono comunque essere preceduti da una biopsia (asportazione parziale) e relativa conferma istologica di benignità. Il compito di un dermatologo è proprio quello di stabilire se un nevo si deve (decisione del dermatologo) o semplicemente si può (decisione del paziente) asportare: va da sè che nel secondo caso devono essere attentamente valutati i rischi di insorgenza di cicatrice, che in alcuni casi potrebbero sconsigliare l'asportazione chirurgica pur se richiesta dal paziente.

D.: Il melanoma è ereditario ?

R.: Non si può parlare di malattia ereditaria, ma, come in molti tumori, la predisposizione famigliare è importante. In alcune famiglie la ricorrenza del melanoma è decisamente più elevata che in altre, tanto che, dopo la diagnosi di melanoma, si consiglia sempre il controllo dei famigliari discendenti.

D.:  Come si può fare una seria prevenzione ?

R.:  Una volta fatta l'autoesaminazione, in caso di dubbi è necessario rivolgersi al dermatologo, il quale è in grado di decidere per l'asportazione del nevo ovvero per l'osservazione della lesione a distanza di tempo, preferibilmente dopo averne fissato le caratteristiche mediante fogli di acetato (mappaggio) o, ancora meglio, mediante fotografia della lesione interessata. Un esame fondamentale in questa diagnostica è la Videodermatoscopia in epiluminescenza, tecnica affidata a un apparecchio chiamato Dermatoscopio (una lente molto potente con illuminazione laterale) che valuta la lesione sottoposta alla pressione di un vetrino e attraverso un olio da immersione microscopica, consentendone la valutazione da parte di un software diagnostico: questa tecnica aiuta molto la diagnosi, escludendo alcuni parametri tipici del melanoma.


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